MINORI PER MODO DI DIRE. Cucina e montagne. Le perle di chef Benito

Attività fisica, Biodiversità, Gastronomia, Ospitalità
Adolfo Leoni
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Scrivere di un amico è cosa semplice e difficile insieme.

L’ultima volta che l’ho visto è stato in spiaggia, sembrava un gamberetto, rosso dal sole cui s’era esposto senza criterio. Qualche giorno di riposo dal suo ristorante omonimo di Magliano di Tenna. Oggi è già al lavoro. Re dei tartufi e dei funghi, lo chiamavano così quando gestiva un piccolo locale a Montefortino. La cucina è la sua passione. Credo che gli piaccia essere chiamato cuoco e non chef. Benito non bada alla forma. Diventa subito sostanza. Una vita piena, vissuta, la sua. Anche spericolatamente. L’eco di Vasco influenza le parole.

benito 2 con cane

Benito il cuoco

Suo padre Ottavio era muratore, sua madre Maria Cesetti casalinga e, in campagna, partecipava a quella solidarietà più tardi definita lu rrejutu.

Nella sua grande cucina, il sig. Ricci è dominus incontrastato e il suo piatto tipico sono gli gnocchi della fata, fatti in  casa conditi con broccoletti e tartufo nero pregiato. La fata porta ai suoi Sibillini. Che conosce a menadito. Talmente tanto che

dal 1982 al 2003 è stato membro attivo del Soccorso Alpino e dal

1987 al 1992 capo stazione,  responsabile, sempre per il Soccorso Alpino, delle operazioni in montagna.

La montagna non l’ha mai abbandonata. Quando il ristorante è chiuso prende scarponi e cane e via per sentieri impervi. Ha una predilezione: la cascata ormai asciutta del vecchio corso del fiume Ambro, un anfiteatro naturale, sconosciuto ai più. C’è poi un’altra passione: la fotografia. Ha immortalato con buona mano e occhio la vita di paese, le arti rurali, la flora.

Benito

Ma torniamo alla sua professione vera. Con una premessa. Prima di mettersi ai fornelli e farsi scoprire cuoco sopraffino, Benito ha frequentato le Professionali di Sarnano diventando saldatore e tornitore, è stato anche aiuto muratore. Ma la vocazione era un’altra.

Dopo aver frequentato le scuole alberghiere di Ascoli Piceno e Tolentino si butta. Barista prima a Col Martese di Montefortino, poi l’avventura. Insieme al  fratello Gino  gestisce, su invito del parroco don Giuseppe Coccia, la pensione-ristorante Il Girone a Montefortino. Il colpo di fulmine per Franca Lupi (oggi sua moglie) porta entrambi all’apertura del Ristorante Da Benito, sul bivio della strada per il Santuario della Madonna dell’Ambro e Infernaccio. Tappa obbligata.  È il 1988. Vi si gustano « funghi, tartufi, carne selvatica, agnello, cinghiale, stagionali, e tutto a chilometro zero».

Nel 2005, la scelta di scendere a Magliano di Tenna rilevando un importante ristorante.

Cose buffe e cose belle? «La buffa – ci racconta – quando un mio cameriere “capotò”  il sugo sulla maglia di Joyce Lussu che doveva tenere un convegno. Non se la prese, si rise, indossò un mio maglioncino. La bella: il rapporto con padre Pietro, il muratore di Dio. Io diavolo lui l’acquasanta».

La Scheda:

Benito Ricci nasce il 4 settembre 1960 a Sant’Angelo in Pontano. A nove anni si trasferisce con la famiglia a Montefortino.

Dopo le Scuole alberghiere, si sposta a Milano, al Caffè Risorgimento, in piazza Duomo, più tardi sarà a Lugano, in ristorantino tipico.

Tornato a Montefortino, nel 1983 si sposa con Franca Lupi.

Nel 1988 l’apertura del Ristorante da Benito, sempre a Montefortino. Nel 2005, per motivi di studio delle figlie (Arianna e Manuela) e possibilità di ulteriore sviluppo, si trasferisce a Magliano di Tenna.

Il suo menù è molto attento alla Dieta mediterranea.