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Luogo incantevole. Periferia di Montegiberto. Più sotto: il fosso Rio; davanti: i Sibillini chiazzati di bianco. A terra: un tappeto superlativo di margherite. Due abitazioni sapientemente restaurate, una era l’ospitale dei Casanolanti. Mi trovo nell’azienda Monaldi. Giovanni ha 80 anni, due mani che sembrano badili, un camicia felpata a scacchi bianchi e neri, sorriso cordiale. Abituato ai rapporti. Sino a venti anni fa allevava bovini di razza marchigiana.
Negli anni Settanta arrivavano allevatori dall’Argentina per acquistarli e incrociarli con il bestiame della Pampa. I suoi tori si chiamavano Inatteso, Prussiano, Infelice, Moloc, Meteo, Etrio I e Etrio II. Premiati in tutta Europa. Poi le cose sono cambiate e in azienda è subentrata la figlia Daniela in collaborazione con sua sorella Anna. Mamma Palma e babbo Giovanni restano sempre punti di riferimento. Oggi la loro impresa agricola è multifunzionale. C’è l’azienda agricola vera e propria, c’è la fattoria didattica, e c’è, infine, l’agriturismo. Un tutt’uno connesso, proposta integrale dove un settore spalleggia l’altro. 30 ettari di terreno coltivato a farro, foraggio, cereali; un oliveto e una vigna (vitigni pecorino, passerina, merlot, montepulciano). Farro e olio d’oliva hanno la certificazione bio che ora le titolari estenderanno al resto delle produzioni.
I bovini non ci sono più. Restano invece le galline – con un impettito gallo Kun (come lo hanno ribattezzato i fedeli turisti scandinavi) – i conigli e due oche starnazzanti. Daniela, che è laureata in lingue (sua sorella Anna invece in Scienze economiche e bancarie) ed è stata insegnante prima di scegliere la campagna, ha una passione per i bambini. Ecco spiegata la fattoria didattica con i suoi laboratori per impastare il pane, i dolci, i percorsi dei semi e cereali, il giro sulle asine Stella e Nella, e il custodirle. Fatto il lavoro della terra, avuta attenzione per le scolaresche, è scattato il progetto agriturismo.
Due anni per restaurare conservando altrettanti, caratteristici, edifici. Nel 2007 – quest’anno è il decennale - si inaugura Alla Corte di Carolina, dove la Corte è l’aia, e Carolina la nonna di Daniela e Anna. Mini appartamenti per clienti che arrivano soprattutto dal Nord Italia, Belgio, Danimarca, Norvegia. Per le sorelle Monaldi Agriturismo vuol dire far vivere l’azienda agli ospitati. Renderli partecipi in cucina, preparar loro dolci tipici a colazione, farli sciamare in campagna, far gustare silenzio, cultura e paesaggio. Giovanni non resta sullo sfondo. Lui è il narratore nella festa che caratterizza ogni inizio accoglienza. Non è una favola quella di Luccirì. È la storia vera di suo nonno materno Raffaele che perse l’orecchino che amava tanto e che portava sempre all’orecchio. Lo perse trasportando legno dalla montagna. Lo ritrovò a fatica, nottetempo, cercando e ricercando lungo il tragitto, munito di acetilene. Lampada che in gergo: allucciava, ‘lucciava. Luccirì.
Tre botti arredano uno dei begli ambiente di casa. La più piccola contiene il vino cotto di Luccirì. Elisir di lunga vita. Alla salute.