Gente di Campo. I “bianchi” di Bastianelli

Prodotti genuini
Adolfo Leoni
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Dopo giorni di freddo intenso, un timido sole. Le colline hanno un verde potente (è il risveglio della natura e ascoltare Vivaldi ci darebbe le proporzioni della bellezza complessiva). Tra quelle di Monte San Giusto e  Monte San Pietrangeli, sopra una strada secondaria che oggi è percorsa da giovani e anziani a passeggio, trovo l’Azienda agricola Bastianelli Francesco. Ad annunciarla è un filare di alberi, una sorta di viale ai lati di uno stradello di terra battuta, in salita.

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Francesco Bastianelli

La zona è quella di San Rustico (Monte San Pietrangeli), ancora ricca di querce e di vigne. Molte di queste ultime sono del trentanovenne Francesco. Diplomato per fare il ragioniere in una impresa edìle, s’è coinvolto nell’azienda paterna (suo padre si chiama Egidio) lasciandosi conquistare dalla campagna, dalle viti, dal vino. Dal 2015 ha preso in mano le redini portando il suo contributo di freschezza, curiosità e passione.

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Scarponi da montagna, maglione pesante, pantaloni verdi con tasconi laterali, mi racconta la sua storia mentre giungono clienti a ripetizione. Da fuori, intanto, arrivano i clic delle cesoie: qualcuno sta sistemando le viti.

15 ettari di terreno vitato. Appezzamenti sparsi intorno a San Rustico. A Monte San Pietrangeli insiste la vigna più grande. Poi altre ce ne sono a Monte San Giusto e da poco, e in affitto, a Rapagnano. «Un grosso lavoro – dice Francesco – ma di soddisfazione. I vitigni più antichi sono quelli migliori».

La Cantina Bastianelli – questo il marchio – è specializzata in vini bianchi ricavati da Trebbiano, Passerina, Malvasia, Verdicchio, Pecorino.

Da qualche tempo, la Cantina è stata ampliata: nuovi locali con nuovi contenitori e una barricaia originale e suggestiva da vedersi. L’intenzione è impegnarsi anche sul fronte dei vini rossi dal Montepulciano al Sangiovese, dalMerlot alla Lacrima, dal Cabernet al Cannonau.

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Accanto al vino sfuso che viene ceduto nel punto vendita di San Rustico, l’azienda imbottiglia e vende nelle Marche a ristoranti, enoteche, bar e, ovviamente, privati.

60 mila le bottiglie prodotte nell’annata 2017. Leggo i nomi di alcuni vini schierati sui ripiani: Chiave di voltaNuttolo. Sono quelli che mi colpiscono di più perché le etichette sono artistiche: una violoncellista per il Chiave di volta; il volto intenso di un uomo che invita al silenzio per il Nuttolo. I disegni sono di un artista: Mauro Spinelli da Monte San Giusto. Francesco sente di ringraziarlo perché «grazie alle sue opere le nostre bottiglie acquistano ulteriore valore».

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Ma un grande apprezzamento Francesco lo esprime anche nei confronti di suo padre. «È grazie a lui e al suo lavoro che ora possiamo creare qualcosa di unico: un vino che è poesia e che nasce dal binomio indissolubile tra il territorio e il carisma di chi vi opera».

Prima di lasciarmi, aggiunge: «Dentro ogni bottiglia troverai tutta la caparbia passione della mia famiglia e tutta la volontà di produrre vini che parlino di noi, che ci raccontino in silenzio, tramite i sensi».

Ora, comprendo meglio il disegno dell’uomo che invita alla riflessione.