GENTE DI CAMPO. Sindaco, agronomo, contadino. L’azienda di Antonio Vallesi

Biodiversità, Gastronomia, Prodotti genuini
Adolfo Leoni
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Fa caldo anche in montagna. È consigliabile visitare le aziende agricole di mattina presto.

La Fattoria Vallesi sorge lungo il pendio di Smerillo che guarda i Sibillini. 12 ettari di terreno e costruzioni giallo-girasole.

Il titolare, Antonio Vallesi, quando non siede nel suo ufficio di sindaco a Smerillo, se ne sta nei campi da buon agronomo qual è.

«L’azienda – spiega da esperto – ha un indirizzo cerealicolo con coltivazione di antiche varietà “ecotipi” di granoturco da pannocchie e da polenta, di frumenti duri come il “Senatore Cappelli”, farro dicoccum, fieni polifiti, girasole da olio, ecc.
La giacitura è di tipo collinare/montano con tessitura tendenzialmente argillosa».

vallesi terra

Un grande edificio che si trova vicino alla sua abitazione è stato adibito a rimessa di macchinari, tra cui un trattore enorme la cui cabina è ad oltre due metri da terra.

Entrar lì è come presentarsi in un laboratorio medico tanto è ordine e pulizia. Vallesi è fatto così: preciso, puntuale, ordinato, amante della propria terra. E quindi rispettoso. «Per garantire il mantenimento della fertilità del suolo, – aggiunge – le colture vengono praticate in rotazione quinquennale, esattamente nello stesso modo con cui gli avi hanno fatto per anni ed anni».
È una tecnica «arcaica» consistente nell’alternare nello stesso appezzamento «colture depauperatrici (come ad esempio il frumento) e colture miglioratrici (come da esempio le foraggiere)». C’è un’altra pratica che incuriosisce. Il sindaco-agronomo-contadino la chiama  “bulatura”, «consiste nel consociare al frumento una foraggiera, al fine di ottenere un medicaio, già al termine della mietitura». Qui è tutto bio e conforme ai Regolamenti CE.

In un piccolo edificio è stato ricavato una grande forno, «da vivere con gli amici». In un altro c’è un piccolo mulino.

I prodotti sono ben allineati sugli scaffali: diversi i tipi di pasta, e poi la farina di grano duro per polenta, il caffè d’orzo, ecc. ecc.. La neve di quest’anno ha creato problemi agli ulivi.

vallesi trebbia

Antonio Vallesi è figlio e nipote d’arte. L’attività risale ai primi anni del Novecento quando nonno Giuseppe ottenne dalla Curia arcivescovile di Fermo un contratto mezzadrile a Smerillo dove si spostò con la numerosa famiglia. E dove ognuno aveva il suo ruolo.

«L’attività fu svolta con profitto per molti anni, – racconta oggi il nipote Antonio – utilizzando le rudimentali pratiche agronomiche disponibili all’epoca».

Poi a nonno Giuseppe è subentrato, negli anni ’70, il figlio Gino. Stesse tecniche, qualche innovazione, medesimo attaccamento alla natura. Ed ora è la volta del nipote Antonio che ha mantenuto le tradizioni familiari ed approfondito le conoscenze agronomiche laureandosi in Scienze Agrarie.

L’ospitalità è una regola nella famiglia Vallesi. Non è improbabile, recandosi in azienda, incontrare poeti, scalatori, monaci, psicologi. Magari sono arrivati a Smerillo invitati per il Festival Le parole della Montagne, curato dalla signora Simonetta Paradisi in Vallesi (moglie di Antonio). Ma nessuno s’è fatto sfuggire il racconto della terra. Quello del titolare.