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Me l’avevano segnalato comuni amici. Dicevano: «È un ragazzo in gamba, gli piace la terra, vuole vivere in campagna, dovresti conoscerlo».
Fatto. Ci vado. Strada Mezzina, incrocio Montegranaro, Sant’Elpidio a Mare. Prendo per quest’ultima. Sono alla periferia di Casette d’Ete. Svolto a destra verso la collina: Strada Osteria vecchia, 756. Eccolo: Giorgio Amaolo mi sta aspettando davanti al frantoio casalingo. 19 anni, studente dell’Istituto Agrario di Macerata. Di giorno dietro ai banchi, di pomeriggio, tra un libro e l’altro, in giro per la sua campagna.
In camicia di flanella a scacchi bianchi e neri, scarponi, occhiali montatura nera, mi invita a seguirlo a piedi. Raggiungiamo la vigna. Suo zio Alberto sta potando. Ci inoltriamo tra gli ulivi. Camminiamo nel freddo di un tardo pomeriggio. Poi, ridiscendiamo per accomodarci nella casa di nonno Giuseppe dove i mobili sono quelli di 70 anni fa e la cucina economica è di quelle che non si vedono più.
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A dx Giorgio Amaolo con lo zio Alberto
Giorgio è al quarto anno di scuola. Vorrebbe concludere subito per dedicarsi esclusivamente alla campagna. Per ora riesce ad aiutare, specie di sabato e domenica, suo padre Silvano e i suoi zii Miriana e Alberto. Vorrebbe far molto di più. Ma fa già tanto. Oggi pomeriggio, ad esempio, ha caricato, trasportato e scaricato balle di fieno ad un acquirente. L’azienda possiede quattro trattori di cui Giorgio è un valente pilota.
La superficie del terreno dove si srotola l’Azienda Agricola Fratelli Amaolo è di dieci ettari di proprietà e di cinque in affitto.
Tre gli ambiti di produzione: vigna, olivo, grano.
Le varietà dei vitigni sono, per i vini rossi, il Montepulciano e il Sangiovese; per i bianchi, Pecorino, Passerina e Trebbiano.
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La famiglia Amaolo vende il vino solo sfuso, di bottiglie se ne fanno un quantitativo limitatissimo, quasi casalingo. I clienti arrivano per passa-parola.
Le varietà dell’olivo invece sono quelle del tipo Frantoio, Piantone di Mogliano, Piantone di Falerone, Leccino. Tutto lavorato nel proprio, piccolo, ma attrezzato frantoio che si trova, come la cantina, al piano terra dell’abitazione dei nonni.
C’è poi il campo di grano, che Giorgio cura personalmente. Le specie sono quelle del grano duro San Carlo e dell’Achille, e altre minori.
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In verità, Giorgio si occupa anche della piccola stalla con due vitelli da carne, «un tempo avevo anche alcune mucche da latte», e del cortile con polli, agnelli e conigli.
«Studiare e lavorare è dura. A scuola però ho imparato molto sulle tecniche di produzione e sulle caratteristiche della flora».
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Progetti? «Una volta terminati gli studi mi scateno: vorrei mettere una trentina di capi di bestiame e dedicarmi di più al grano, magari quello antico».
Poi, mi racconta del «bel clima che c’è tra giovani agricoltori che si scambiano informazioni e aiuto, con gli anziani non è così».
Pensi di metter su famiglia? «In futuro vorrei, ma occorre la donna giusta, che ami i campi come me. Io non potrei vivere in città. Anche se si guadagna poco ed il lavoro è tanto, il mio posto è qui».