
L’ho conosciuto a Torre di Palme, il 31 agosto scorso, in occasione del primo Festival del Mediterraneo promosso dal Laboratorio Piceno della Dieta mediterranea. Si stava esibendo ai fornelli, giacca bianca e cappello nero. In un angolo delizioso di uno dei Borghi più belli d’Italia era in corso una gara per scegliere il miglior cuoco da spedire in Irlanda. Attento e preciso, Daniele Coccetti ha presentato alla giuria un piatto delicato che rivisitava i nostri vincisgrassi. Ha vinto. Partirà lui, tra qualche giorno, per rappresentare le Marche e l’Italia all’European Young Chef Award, Premio Giovane cuoco d’Europa. Alla selezione fermana presiedeva, come osservatore, un componente dell’IGCAT (Istituto per la gastronomia cultura arte turismo) con sede a Barcellona. Una prima e grande soddisfazione per il nostro 24 enne. Daniele abita con la famiglia a Sant’Elpidio a Mare, ma è nato a Loreto il 10 settembre del 1994. I suoi studi sono stati umanistici. Ha frequentato il Liceo pedagogico di Fermo. Una volta maturato però ha deciso di non iscriversi all’università. Ha scelto di entrare subito nel mondo del lavoro. A fare cosa? Il fornaio o, meglio, l’aiuto fornaio. Lo hanno preso ad Osimo. «Vita dura. Ma esperienza bella» racconta. Perché? «Perché i fornai hanno a che fare con qualcosa di vivo, con una materia animata. L’impasto ne è l’anima». Si avverte l’eco dell’appassionato e degli studi classici.
Dal forno del pane al forno della pizza. Daniele si trasferisce a Lapedona, alla pizzeriaDidacus, dove impara altre tecniche, altri modi di essere cuoco. Non basta. Lui ha voglia di approfondire. Così, si iscrive e frequenta l’Accademia degli chef di San Benedetto del Tronto. Cinque mesi di lezioni teoriche e pratiche e uno stage che lo fa incontrare con un grande cuoco: Andrea Mosca, titolare di un ottimo ristorante a Grottammare. È il classico rapporto maestro-discepolo. Mosca trasferisce il suo sapere culinario al giovanissimo Daniele. «Esperienza da incorniciare».
Da Grottammare, il nostro, come aiuto, si sposta a Civitanova alta, presso un altro big della cucina: Paolo Mazzieri. Ancora esperienze.
Ma non basta. Coccetti ha brama di conoscenza. Dove formarsi ancora di più? La scelta cade sull’ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana fondata a Colorno, in provincia di Parma, da Gualtiero Marchesi. Il maestro è morto da appena qualche mese lasciando un testamento spirituale a insegnanti e studenti: «Qui, si viene a imparare le basi del mestiere, ad apprendere le tecniche con cui lavorare per rendere merito
e per fare grande la cucina italiana. Si può fare qualcosa di grande solo se si studia sodo e si pratica senza sosta il mestiere. Lungi da me e lungi da noi, però, l’idea di creare esclusivamente dei tecnici. La cucina a cui ho sempre aspirato è la cucina della forma e della materia., la cucina intesa come cultura e come linguaggio per esprimere il meglio di se stessi.
Non basta la padronanza della tecnica, occorre anche una sensibilità per le cose belle e la curiosità per il mondo». Insegnamenti che Daniele assorbe in toto.
Poi, il ritorno nelle Marche e la sua prima responsabilità diretta proprio a Torre di Palme, presso il nuovo bistrot Evoè, che era il grido di giubilo delle Baccanti in onore di Dioniso. Daniele è un amante dei primi piatti. Ne rivisita le ricette imparate dalla mamma Antonella e dalla nonna Italia.
Ma oltre ai fornelli? Oltre ai fornelli c’è la passione per la pesca in acqua dolce. «Ci vuole pazienza come per la preparazione di un cibo». Poi, la lettura: la narrativa e le fiabe soprattutto.
Il tuo modello di cuoco? «Non i vip tv. Andrea Mosca, sicuramente».
Vinci, Daniele! Per te e per noi.