MINORI… PER MODO DI DIRE. Erica Miliozzi restauratrice. Bottega e casa a Monterubbiano

Storia, Tradizione
Adolfo Leoni
In questo articolo parliamo di:

Uno slargo che è quasi una piazzetta a ridosso del corso di Monterubbiano (Marche-Italia).

Le signore del vicinato che portano caffè, altre che chiedono se c’è qualcosa di nuovo da vedere. All’esterno della bottega una scritta: EM Restauro. EM sta per Erica Miliozzi ma anche per Edmondo Maranesi. Erica è giovane e restauratrice; Edmondo era suo zio (fratello di mamma Manuela), pittore a Roma, colui che l’ha spinta all’arte del restauro. Storia di famiglia: babbo Amedeo, nonno Domenico e bisnonno anch’egli Amedeo tutti falegnami.

Erica Miliozzi dinanzi alla sua bottega

Erica usa il bancone che fu dei suoi, consumato e impreziosito dal tempo. E, sopra al bancone, ci sono i loro attrezzi, passati di generazione in generazione: sega, tenaglie, pinze… «Guai a chi me li tocca» intima lei che incontro nel suo laboratorio dalle travi di legno bianco al soffitto. Faccia simpatica, diretta, taglio di capello super-moderno. Già da piccola scorrazzava in bottega. Il sogno più ambito: metter mano a mobili antichi, ridando loro vita e storia. Quando Erica prende un lavoro, scrive in una sorta di expertise le diverse fasi di intervento consegnando al cliente, al termine dell’intervento, una relazione.

In questi giorni sta riportando agli splendori della loro epoca un cassettone del Settecento, un tavolo da buffet dell’Ottocento lavorato a lamina di ferro, una toletta da camera da letto, sempre ottocentesca, una macchina per cucire dei primi del Novecento e una «credenza della nonna» degli anni cinquanta dello scorso secolo, bianchissima, che spicca dinanzi al marrone preponderante e al nero degli altri mobili.

Prima fase: pulitura, quindi recupero, quindi cera d’api, terre per colorazioni, gomma lacca, tamponi, ecc. ecc.

Quando può – nel poco tempo che le rimane – lavora anche per sé: per la sua casa. Sta mettendo a punto tre cassapanche di diverse dimensioni e dai colori delicati.

Sulla parete destra, appena l’ingresso, un quadro riproduce un frate in preghiera. Uscì dalla soffitta di una signora che glielo diede quando Erica frequentava l’Accademia e doveva esercitarsi come prova di studio. Sta ancora lì (la signora non l’ha voluto indietro), quasi come un’opera prima.

Il suo sogno s’è avverato nel 2011. A tre anni dalla laurea ha aperto bottega e s’è lanciata. Il lavoro non manca. Guida anche un piccolo furgone per i trasporti. Ne dovrà noleggiare uno più grande per le prossime riconsegne.

Nelle settimane scorse ha recuperato e decorato le porte (antiche) di un’abitazione bolognese.

 

Monterubbiano è la sede ideale. Non lascerebbe mai il suo paese. All’indomani della laurea le offrirono un bello spazio a Montefiore dell’Aso. Ha preferito la bottega di casa, dove respira le sue radici.

Pubblicità? Nessuna: «preferisco il passa-parola». Quello del cliente soddisfatto.

La Scheda:

Erica Miliozzi è nata a Monterubbiano il 30 aprile del 1984.

Ha frequentato il liceo classico Annibal Caro di Fermo per laurearsi poi all’Accademia delle Belle Arti di Macerata, sezione Restauro, nel 2008. Terminata l’Accademia è stata a bottega nel Veneto partecipando al cantiere di restauro del Duomo di Montagnana.

Vasco Rossi è il suo mito. Per la sesta volta s’è riletta il libro Mangia Prega Ama di Elizabeth Gilbert, un po’ la sua bussola esistenziale.

Ha conosciuto padre Pietro Lavini frequentando San Leonardo di Montefortino.

Il sabato pomeriggio si ritrova ad ascoltare musica con gli amici presso il Giardino di Checco.