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I dati colpiscono. E i dati dicono che domenica scorsa, per “Le Marche fantastiche che non conosciamo: Montefortino nascosto” realizzato dalla Delegazione fermana del FAI, i visitatori sono stati diverse migliaia. Pieni i ristoranti e le trattorie. Buoni affari anche per bar, caffè e pizzerie. Un movimento dalla costa alla montagna ragguardevole.
Al di là dei numeri, va segnalata l’intelligenza dell’iniziativa che parte da un presupposto: le terre hanno caratteristiche diverse, le diversità sono la nostra ricchezza, ogni terra ha le sue intelligenze.
I seguitissimi convegni
Ed esiste una “Civiltà nascosta nei Sibillini”, come scriveva Giorgio Spini anni fa, capace di dire la sua contribuendo ad un confronto con culture altre. Un confronto alla pari, senza sudditanze o rischi di colonizzazioni.
I 60 adolescenti della Banda interprovinciale
Domenica scorsa al Cremore (che fu Ospitale dei Cavalieri del Tempio), a Rubbiano (ultimo borgo prima dell’Infernaccio), a Sant’Angelo in Montespino (stupenda pieve longobarda), nell’Antico Mulino, nella Casa Torre Peschiera, nell’ex Farmacia e nella Bottega d’arte del centro storico, lo si è visto platealmente.
Il giovane violista Valentino Alessandrini si esibisce dinanzi all’Ospitale dei Cavalieri del Tempio
Lo si è visto nelle melodie (Photograph, Beautiful, Fix You, Perfect) del giovane ed eccellente violista Valentino Alessandrini; lo si è percepito nell’esibizione puntuale dei sessanta adolescenti della banda interprovinciale fermano-maceratese diretti dai maestri Lelio Leoni e Mauro Stizza; lo si è avvertito nella riflessione di Adolfo Leoni sui temi della fragilità della natura e degli uomini; lo si è desunto dalle parole di Lando Siliquini che ha svelato i significati del tempio della Sibilla e della Sibilla berbicaria; era nell’intervento di Giorgio Tassi sul Paesaggio e sulla fotografia che non esistono, perché il primo è parto della cultura, la seconda un rischio di possesso che rende incapaci di contemplazione; nella spiegazione dell’incredibile Nelson Gentili che ha rievocato Le Comunanze agrarie, le comunità ancestrali ricche di libertà ed anche – aggiungiamo noi – di anarchismo; nelle parole del simpatico e appassionato Enrico Giannini, capace di spaziare dalle architetture militari alle antiche pievi; nelle brevi relazioni di Daniela Tisi su l’arte pensata, Adriana Pierini con i ricordi di padre Pietro, padre Gianfranco Priori con il Santuario dell’Ambro; è stato lampante nell’opera del maestro d’arte Ettore Foschi; infine, a notte, sotto una stellata emozionante spiegata da Juan Salto, è stato ancora più evidente con le musiche di Francesca Petitto e Annalisa Levantesi, nell’azzurro artificiale che colpiva le pietre millenarie e dava ancor più magia alla minuscola chiesa romanica. Senza tralasciare le scene fantasy del gruppo Keemar.
La Casa-Torre Peschiera
Il FAI ha aiutato una porzione della Terra di Marca a trovare l’orgoglio del proprio essere e a disotterrare la sua cultura, per troppo tempo rimasta sepolta.